Lei aveva un animo scisso, squarciato da dicotomie
esistenziali.
La sua testa voleva condannare l’entusiasmo con cui lo
desiderava lì quella sera, accanto a sé, il suo petto perfetto contro la sua
schiena, e labbra: labbra pronte a cucirsi in nome di un’intesa mai detta ma
sempre bruciante.
La sua testa voleva condannare quell'entusiasmo perché avevano
fatto sesso o l’amore o come lo volete chiamare, ma lei, lei era un donna e le
mancava fottutamente un bacio romantico da ricordare mentre chilometri e giorni
li separavano.
Lui notava il trasporto precipitoso della ragazza con un
groppo alla gola.
Si faceva infinite domande: se fosse concepibile un futuro con
lei – e quel futuro di un “loro” così ignoto, completamente privo di passato e
di garanzie, doveva iniziare allora o quando? E la sua insaziabile curiosità: come
avrebbe sopportato interminabili settimane di monotone chiamate Skype?
Si faceva infinite domande perché, alla fine dei conti, un
po’ di interesse lo nutriva e qualche attimo di ingenua euforia la situazione
glielo portava.
Sarebbe mai potuto nascere un amore tra due quasi-estranei
così insicuri e sinceramente intricati?
Io non so rispondere né
a questa né alle loro domande, ma son certa che la vita lo farà per me.