venerdì 1 aprile 2011

Lacrime sottili


Non ricordo esattamente neppure a cosa pensavo in quei momenti di lacrime e di piacere. Era tutto così bello, era proprio come diceva un uomo del mio passato: «un sorriso con una lacrima». Aveva ragione. Forse non su quel punto soltanto, su quel punto sicuramente.
Era tutto così bello che non capisco come io ora mi ritrovi qui con qualche velleitaria pretesa di tradurre in parole le scie umidicce lasciate da gocce di pianto sulla mia pelle pallida. Oppure il sorriso senza fiato, stremato dallo sforzo richiesto per inseguire quella specie di fantasma che qualcuno ha deciso di chiamare “felicità”. O, ancora, il brillare dei tuoi occhi in cui si perdevano i miei, inondati da un mare dal fondo amaro.
Era tutto così bello che non c’era alcun bisogno di sognare, c’era soltanto da vivere. Era tutto così bello che non pareva vero, visto che, di questi tempi, le cose belle fanno parte dei sogni e del mondo delle idee, ben poco della realtà.
Fare all’amore e piangere, ed ora, a pensarci, ricordare il when we made love, you used to cry di Romeo e Giulietta – un ossimoro per i miei muscoli facciali che avevano una certa difficoltà a supportare movimenti certamente diversi, forse, apparentemente, incompatibilmente contrastanti.
Era tutto così bello, puramente bello.
Ed ora che mi resta di tanta Bellezza? Come di un sogno, soltanto una sensazione di dolcezza nell’abbracciare il cuscino o il tuo corpo, un sorriso nel pensarti, un certo agio nel guardarti, e un po’ di malinconia nel riprecipitare in quella banale spirale che è la mia (s)travolgente vita quotidiana, fatta di sete e acqua salata.

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