sabato 16 gennaio 2010

Per quelli a cui basta un abbraccio e una sigaretta..


Dopo qualche mail un po’ incerta, che stupore, Maestro, incontrarla fuori dal Tartini.. Qualche chiacchera con anche Silvia, Eva e Marta.. Il no al caffè col M° Procaccioli, in onore delle sue “donne”, di cui qualcuna è recentemente divenuta maggiorenne.. E poi una sigaretta insieme, a parlare di musica, di università, di vita, di tutto.. Il suo pentimento di essersene andato e il suo ritornare il prossimo anno forse, quando sarà troppo tardi, perché sarà comunque un anno in meno.. Il mio inevitabile ritardo a storia della musica.. E come si potrebbe non tardare per trattenersi nel rivedere un insegnante così, che si ricorda e ci tiene in qualche modo.. Quell’abbraccio che mi ha dato appena mi ha vista - e alle altre no (ha fatto un po’ strano anche a me), lo scuotere la testa nel notare la sigaretta sottile fra le dita di Eva, e un sorriso (un po’ amaro forse) a scorgere la mia, stretta fra le labbra come a volerne aspirare qualche istante di vita..
Era la prima quella, e poi un’altra.. Tutto quel fumo a ricordare quelle durante l’anno, prima di ogni lezione, e tanti bei ricordi del nostro cosiddetto “pollaio”.. Le domande insulse di qualcuno, la sua assenza all’esame, tante note, tanti ascolti, tante successioni, tante discussioni insieme per lasciarci aporetici dubbi musicali da risolvere da soli, perché alla fine il tutto deve servire a crescere e a cavarsela da soli.. Insomma tanta musica.. E che cos’è un ricordo: qualcosa che conserveremo in eterno o qualcosa che abbiamo perso per sempre? ..Con un po’ di tristezza, perché si sa, noi siamo impossibili, ci si incontra per caso, e per caso ci si lascia, un po’ più leggeri e un po’ più boh.. un po’ meno soli forse..
E l’ultimo abbraccio, forte, intenso, sembrava non volermi lasciar andare, o forse volevamo semplicemente assicurarci di ricordare quell’attimo nelle prossime infinite settimane in cui non avremo alcuna possibilità di incrociarci nei corridoi del conservatorio.. Quell’abbraccio vero.. E io che all’inizio l’avevo tacciata di ipocrisia, in nome di quello sputare condanne da cui sono così caratterizzata.. Quell’abbraccio di cui non mi potevo che stupire, Maestro.. Chi l’avrebbe mai detto che poche parole e qualche mail sincera sarebbero bastate a unire persone tanto diverse (per età, esperienze e quant’altro).. O forse è stato quell’abbraccio a farlo.. E quel sussurro: “basta cuori spezzati in due”.. nel dissidio tra università e conservatorio.. Ebbene, se lei crede che non sia quello che mi merito, ecco, le assicuro io che invece è veramente quello che mi merito, il minimo per quello che faccio e che non faccio.. Di qualcuno che creda in me, non è esattamente quello di cui ho bisogno.. Non so neanch’io di cosa ho bisogno, Maestro..
Sì, “Maestro” e nient’altro, perché è questo che lei rimarrà sempre per me.. Maestro di armonia, di musica, e anche un po’ di vita nel senso più triste e vero della parola.. Chapeau..

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